C'è poco da dire.
Dopo il GP di Monaco, posso lasciare perdere i pessimismi cosmici, le dichiarazioni sparacchiate ai tavolini del bar, e fare quello che di solito faccio anche per lavoro: far parlare i numeri.
L'ultima gara ci ha lasciato tre grandi verità, che ora andiamo a spiegare.
Prima verità: la Mercedes è meno forte dell'anno scorso, ma la Ferrari ancora meno.
Andiamo a leggere la classifica piloti dopo 6 gare nel 2015: Hamilton (Mercedes) 126 punti, Rosberg (Mercedes) 116 punti, Vettel (Ferrari) 98 punti, Raikkonen (Ferrari) 60 punti. Ora paragoniamola a quella di quest'anno: Rosberg (Mercedes) 106 punti, Hamilton (Mercedes) 82 punti, Ricciardo (Red Bull) 66 punti, Raikkonen (Ferrari) 61 punti, Vettel (Ferrari) 60 punti,
Questo ci dice che il duo Mercedes dall'anno scorso ha perso il 22,31% dei punti per strada. Ma la Ferrari ha fatto leggermente peggio (23,42%), mentre invece la Red Bull, squadra abituata a lavorare molto bene dal punto di vista telaistico, ha esattamente raddoppiato i punti che aveva nel 2015. Quindi, in poche parole, i punti che perde la Mercedes non li raccoglie la Ferrari, ma la Red Bull.
Non a caso, nel 2015 dopo sei gare la Ferrari aveva strappato una vittoria al duo Mercedes, mentre quest'anno lo hanno fatto i "bibitari" austriaci.
Seconda verità: non è vero che devi concedere qualcosa all'affidabilità, se vuoi avvicinarti ai primi. Sempre paragone 2015 vs. 2016: la Ferrari aveva avuto un ritiro nelle prime sei gare, quest'anno già quattro. La Red Bull, con un motore Renault "clienti", quest'anno ha già un ritiro in più rispetto al 2015, e così la Mercedes (2 quest'anno, 0 l'anno scorso). A quanto pare, la Ferrari soffre di più, ma non compensa certamente coi risultati.
Terza verità: a mancare è proprio il quattro volte campione Sebastian Vettel. Da Raikkonen non puoi aspettarti più di quanto non stia facendo. Qualche podio, qualche piazzamento e qualche casino. E ha un punto in più dell'anno scorso. Vettel ne ha 37 in meno, due ritiri in più e zero vittorie.
E le sue scuse dopo il GP di Monaco dicono che è un pilota onesto, che sa che dovrebbe compensare col talento quello che la sfiga gli ha portato via.
Ma andiamo ad analizzare il weekend monegasco, per capire quante cappelle sono state fatte dalla scuderia di Maranello.
I problemi iniziano il Sabato. La pole position a Monaco è di vitale importanza data l'endemica impossibilità di sorpasso nel toboga del Principato. Con le Mercedes appannate, ti aspetteresti una Ferrari gagliarda - visto anche i risultati delle prove libere - anche se oramai hai fatto il callo a non avere gioie in prova. E infatti, la pole la fa Ricciardo con la sua Red Bull, protagonisti di un giro-monstre.
La gara parte scandalosamente sotto regime di safety car. Non sia mai che i pilotucci ucci ucci si sporchino i guantucci ucci ucci o si bagnino gli alettonucci ucci ucci, pensa Charlie Whiting, direttore di gara, visto che piove. "Fateci correre porco il cazzo" è più o meno quello che dicono tutti i piloti alla radio, dopo SETTE GIRI di 'sta solfa. Si parte, se Dio vuole, il tempo di due curve e Jolyon Palmer decide di visitare la chiesa della Santa Devota con auto e tutto, solo che deve lasciare il musetto e due gomme all'ingresso perchè non ci passa.
La gara viene neutralizzata con quella PORCATA MAI VISTA IN SESSANT'ANNI DI FORMULA UNO ovvero la Virtual Safety Car. Praticamente è una safety car che non esce in pista, ma è come se ci fosse, quindi i piloti devono andare ad una certa velocità per non guadagnare o perdere da chi precede o segue. Praticamente un giganteso "ciapanò" in cui tutti si regolano su tutti e in cui ognuno fa casino. A proposito di casino... All'undicesimo giro Raikkonen decide che lo champagne monegasco di certo non potrà essere di grande qualità, quindi decide dalla sua onestissima (si fa per dire) merdesima posizione di arrivare lungo al Loews, farsi tutto il Portier in impennata sull'alettone anteriore, ingaggiare un valzer con Grosjean, spararsi il tunnel ai 200 all'ora a cazzo duro facendo più scintille di un convegno di pietre focaie e ritirarsi mestamente nell'indifferenza generale.
Nel frattempo la pista si va asciugando. Vettel è quarto dietro a Ricciardo in fuga, Rosberg che fa da "tappo" e Hamilton che gli sta montando in groppa. La Ferrari gioca una carta di strategia, visto che apparentemente gira più forte del duo Mercedes: anticipare la sosta ai box e cambiare le gomme, passando dalle full wet alle intermedie. Questo, che in gergo si chiama "undercut", gli consentirebbe sì di arretrare posizioni, ma anche di girare con la pista più libera, e recuperare secondi alle Mercedes che, quando a loro volta si fermeranno, gli saranno dietro.
Bella pensata. Peccato che l'idea sia una merda.
Quando si hanno queste idee, di solito si cerca di valutare tutte le variabili. Alla Ferrari dimenticano che Vettel ha pista libera... per soli due giri. Poi raggiunge Felipe Massa (che se può fare un dispetto alle Ferrari, lo fa), che NON deve andare ai box e gira più piano di Vettel, col risultato che il tedesco viene rallentato. Nel frattempo Hamilton passa Rosberg e parte alla caccia di Ricciardo. Vettel non riesce assolutamente a sorpassare Massa (per la qual cosa si scuserà alla fine del Gran Premio) e perde ogni possibilità di rientrare a podio. Sì perchè dal nulla, con una sosta ai box perfetta e dei giri praticamente da qualifica, Sergio Perez su Force India fa l'undercut all'undercut, e si piazza davanti a Vettel - che nel frattempo, sempre con giochi di cambi gomme, si è sbarazzato di Rosberg che gli era davanti e Hulkenberg che gli era attaccato alla coda.
Davanti Hamilton, lui sì che tira il belino alla sorte e gli va bene. Fa una sosta sola e passa dalle full wet (usate su pista praticamente asciutta) alle ultrasoft (usate su pista ancora umida a tratti), prendendosi un trilione di rischi e passando davanti a Ricciardo (che passa dalle intermedie alle supersoft, con un clamoroso errore ai box che si perde letteralmente le gomme nel momento clou). Hamilton e Ricciardo fanno l'elastico, ora guadagna uno, ora l'altro. Dietro anche Perez e Vettel fanno lo stesso elastico, entrambi con gomme soft. A tratti sono più veloci del duo di testa, ma solo perchè loro stanno gestendo l'usura, mentre invece gli inseguitori corrono allo stremo, più impiccati dei Corvi appesi da John Snow nell'ultima puntata del Trono di Spade.
E infatti, mentre sta rimontando su Perez, Vettel fa un errore che quasi lo manda a muro (proprio dove poco prima il "pivello" Verstappen ha lasciato metà della sua auto). Anche qui la Ferrari non inventa niente, Vettel tira ma non incide, fa un giro veloce ma subito gli altri lo rintuzzano. Si capisce che la gara, come è ora, finirà.
E infatti così è. Podio perso dietro Massa per errore di strategia e poca grinta del pilota, gara persa (o non combattuta) il sabato con una qualifica non all'altezza, e francamente non vedo come questa Ferrari così opaca possa sperare di vincere il mondiale quest'anno, nonostante le roboanti e un po' spaccone dichiarazioni di Marchionne ad inizio anno.
Dopo il GP di Monaco, posso lasciare perdere i pessimismi cosmici, le dichiarazioni sparacchiate ai tavolini del bar, e fare quello che di solito faccio anche per lavoro: far parlare i numeri.
L'ultima gara ci ha lasciato tre grandi verità, che ora andiamo a spiegare.
Prima verità: la Mercedes è meno forte dell'anno scorso, ma la Ferrari ancora meno.
Andiamo a leggere la classifica piloti dopo 6 gare nel 2015: Hamilton (Mercedes) 126 punti, Rosberg (Mercedes) 116 punti, Vettel (Ferrari) 98 punti, Raikkonen (Ferrari) 60 punti. Ora paragoniamola a quella di quest'anno: Rosberg (Mercedes) 106 punti, Hamilton (Mercedes) 82 punti, Ricciardo (Red Bull) 66 punti, Raikkonen (Ferrari) 61 punti, Vettel (Ferrari) 60 punti,
Questo ci dice che il duo Mercedes dall'anno scorso ha perso il 22,31% dei punti per strada. Ma la Ferrari ha fatto leggermente peggio (23,42%), mentre invece la Red Bull, squadra abituata a lavorare molto bene dal punto di vista telaistico, ha esattamente raddoppiato i punti che aveva nel 2015. Quindi, in poche parole, i punti che perde la Mercedes non li raccoglie la Ferrari, ma la Red Bull.
Non a caso, nel 2015 dopo sei gare la Ferrari aveva strappato una vittoria al duo Mercedes, mentre quest'anno lo hanno fatto i "bibitari" austriaci.
Seconda verità: non è vero che devi concedere qualcosa all'affidabilità, se vuoi avvicinarti ai primi. Sempre paragone 2015 vs. 2016: la Ferrari aveva avuto un ritiro nelle prime sei gare, quest'anno già quattro. La Red Bull, con un motore Renault "clienti", quest'anno ha già un ritiro in più rispetto al 2015, e così la Mercedes (2 quest'anno, 0 l'anno scorso). A quanto pare, la Ferrari soffre di più, ma non compensa certamente coi risultati.
Terza verità: a mancare è proprio il quattro volte campione Sebastian Vettel. Da Raikkonen non puoi aspettarti più di quanto non stia facendo. Qualche podio, qualche piazzamento e qualche casino. E ha un punto in più dell'anno scorso. Vettel ne ha 37 in meno, due ritiri in più e zero vittorie.
E le sue scuse dopo il GP di Monaco dicono che è un pilota onesto, che sa che dovrebbe compensare col talento quello che la sfiga gli ha portato via.
Ma andiamo ad analizzare il weekend monegasco, per capire quante cappelle sono state fatte dalla scuderia di Maranello.
I problemi iniziano il Sabato. La pole position a Monaco è di vitale importanza data l'endemica impossibilità di sorpasso nel toboga del Principato. Con le Mercedes appannate, ti aspetteresti una Ferrari gagliarda - visto anche i risultati delle prove libere - anche se oramai hai fatto il callo a non avere gioie in prova. E infatti, la pole la fa Ricciardo con la sua Red Bull, protagonisti di un giro-monstre.
La safety car ha già 58 punti nel mondiale |
11 giri di disagio, e la gara del peracottaro finnico è finita |
Nel frattempo la pista si va asciugando. Vettel è quarto dietro a Ricciardo in fuga, Rosberg che fa da "tappo" e Hamilton che gli sta montando in groppa. La Ferrari gioca una carta di strategia, visto che apparentemente gira più forte del duo Mercedes: anticipare la sosta ai box e cambiare le gomme, passando dalle full wet alle intermedie. Questo, che in gergo si chiama "undercut", gli consentirebbe sì di arretrare posizioni, ma anche di girare con la pista più libera, e recuperare secondi alle Mercedes che, quando a loro volta si fermeranno, gli saranno dietro.
Bella pensata. Peccato che l'idea sia una merda.
Si sentono i vaffanculi di Vettel fin da qua |
Davanti Hamilton, lui sì che tira il belino alla sorte e gli va bene. Fa una sosta sola e passa dalle full wet (usate su pista praticamente asciutta) alle ultrasoft (usate su pista ancora umida a tratti), prendendosi un trilione di rischi e passando davanti a Ricciardo (che passa dalle intermedie alle supersoft, con un clamoroso errore ai box che si perde letteralmente le gomme nel momento clou). Hamilton e Ricciardo fanno l'elastico, ora guadagna uno, ora l'altro. Dietro anche Perez e Vettel fanno lo stesso elastico, entrambi con gomme soft. A tratti sono più veloci del duo di testa, ma solo perchè loro stanno gestendo l'usura, mentre invece gli inseguitori corrono allo stremo, più impiccati dei Corvi appesi da John Snow nell'ultima puntata del Trono di Spade.
Volevo solo controllare se il guard-rail era a posto... |
E infatti così è. Podio perso dietro Massa per errore di strategia e poca grinta del pilota, gara persa (o non combattuta) il sabato con una qualifica non all'altezza, e francamente non vedo come questa Ferrari così opaca possa sperare di vincere il mondiale quest'anno, nonostante le roboanti e un po' spaccone dichiarazioni di Marchionne ad inizio anno.
Commenti