Sonisphere 2015 - METALLICA! E anche Faith no More, e pure code in autostrada, in ordine di gradimento.
Quando Silvia mi ha messo in mano i biglietti del Sonisphere 2015, qualche mese fa, non riuscivo a credere ai miei occhi. Dopo una rincorsa durata ben un ventennio, finalmente potevo assistere a un live dei Metallica.
Non era mai stato il momento. Prima l'essere uno studente squattrinato. Poi avere una ex morosa con una cultura musicale rasente a quella di un capibara, e la stessa curiosità di sentir cose nuove del Partito Conservatore Universale. Poi gli anni che passavano e no, Gallo, no, sei vecchio per i Metallica. Lascia stare. Così Silvia, che per fortuna pensa anche in vece mia, l'ha fatto. Prendi 'sti biglietti, andiamo, e non cagare il cazzo. Santa donna.
Teoricamente la line-up del concerto prevede: Hawk Eyes, Three Days Grace, We Are Harlot, Gojira, Meshuggah, Faith no More ed infine il quartetto di Frisco. Inizio previsto alle 14.
Cominciamo col dire che di tutti i gruppi iniziali, ero curioso di sentire Gojira e Meshuggah, ma la finiamo anche subito qua: infatti un due giugno terribile a livello di traffico ci fa partire da Forlì alle 12 ed arrivare al Forum di Assago alle 19, passando per le campagne da Faenza a Bologna, e poi da Campegine a Fidenza. Due discreti maroni, ma per lo meno non ci siamo cotti la crapa sotto il sole, mettiamola così. Leggendo le recensioni in giro, pare che i Gojira abbiamo fatto spavento nonostante lo show sia stato piagato da grossi problemi ai suoni (il chitarrista ha spaccato una chitarra per il nervoso), mentre i Meshuggah siano stati un filo sottotono. Ma prendetelo con beneficio di inventario, io riporto un sentito dire.
Comunque, piccola parentesi. Tutti ne stanno ancora discutendo, dei problemi che hanno afflitto questa edizione del Sonisphere. Originariamente prevista a Rho, all'area fiera, posto decisamente più spazioso (nel 2013 ci vidi gli Iron Maiden, ed era letteralmente un lago umano), il parcheggio del Forum mi è sembrato molto ma molto claustrofobico. Il Gold Circle - che era sold out da 6 mesi - si è ritrovato in tali ristrettezze di spazio, che invece di esser privilegiati si son trovati stretti come le sardine della A's do mar. Uscite di sicurezza c'erano, e c'era anche una distesa di cessi che non ho mai visto in tutti i concerti ai quali son stato, messi assieme. Ma la gente era veramente tanta. Troppa. In palese overbooking.
Noi arriviamo col grosso della fiumana di persone, praticamente un attimo prima che i Faith No More inizino a cantare. E, francamente, per fortuna, e vi spiego perché.
Alzo lo sguardo sul palco e si vedevano muri di amplificatori Marshall, avvolti da teli bianchi. E poi fiori finti, tanti. Praticamente, mentre in sottofondo suonano colonne sonore di film anni Sessanta è stato allestito il palco del Festival di Sanremo. Insomma, l’atmosfera è surreale, delirante, tenuto conto che siamo ad un fottuto festival metal!
Poi entra la band, e fin dall'inizio si capisce che la band di Mike Patton e soci non è lì solo per riempire il cartellone. Sono carichi, e si sente. A sentire i discorsi della gente a poca distanza da noi, molti sono lì solo per loro, quindi son tutti carichi a balestra. Poi lo stesso Patton, che è uno che la provocazione ce l'ha nel sangue da quando è nato, inizia tra una canzone e l'altra a 'insultare' il pubblico in milanese. "PIRLA!" è la prima esclamazione che fa, seguita da un perfetto "mavà a cagaaaare". E via, in un crescendo che la gente non capisce, e qualche fischio comincia ad arrivare. E' un peccato, perché la scaletta che propongono è veramente di tutto rispetto:
Motherfucker
Be Aggressive
Caffeine
Evidence
Epic
Sunny Side Up
Digging the Grave
Midlife Crisis
Spirit
The Gentle Art of Making Enemies
Easy (cover dei Commodores che fa spalancare gli occhi a Silvia, che non conoscendoli non se l'aspettava)
Separation Anxiety
Last Cup of Sorrow
Ashes to Ashes
Superhero
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Sol Invictus
We Care a Lot
Patton conclude il concerto con un bestemmione (ovviamente riscuote consensi anche da quelli che lo fischiavano, figurati) e con un più comico "Ci vediamo alla trattoria di fronte, paghiamo noi. Mavaffanculo, và!" prima di lasciare spazio agli headliners.
Sono le 21.28 e a me l'adrenalina sta salendo, ma loro si fanno attendere ancora un pochino. Parte la solita, storica intro: "The extasy of gold", tratta dalla colonna sonora de "Il buono, il brutto, il cattivo" di Ennio Morricone, mentre gli schermi proiettano le scene finali del film con Tuco nel cimitero, alla ricerca disperata della lapide con sopra il nome di Arch Stanton.
Silenzio, per un attimo. Poi arriva James.
Silenzio, per un attimo. Poi arriva James.
"Hello, ladies and gentlemen... Uhm... I have an announcement... GIMME FUEL GIMME FIRE GIMME THAT WHICH I DESIRE!!"
Parte così una Fuel indemoniata, a 300 all'ora. I megaschermi impazziscono, la gente anche. Io non capisco più niente.
Subito dopo, a ruota, un altro classicone: For Whom The Bell Tolls, e siamo già tutti senza ugola. Mi guardo intorno: dietro, nella zona in cui siamo, mi sa che il più scatenato sono io, ma son pronto a scommettere che là davanti, sotto al palco, ci sia l'inferno puro. I quattro sono una macchina rodata che non sbaglia un colpo e, quando anche succede (ma non succede), lo mascherano con il loro atteggiamento thrash / punk. Ah, non gli si può dire niente: questo è puro intrattenimento.
Avendo sbirciato la tracklist delle due date del tour precedenti, sapevo che sarebbe arrivata la parte più dura del concerto. Più dura per me. Nessun classico, solo scelte che qualche anno fa sarebbero state considerate "di serie B". Sono un po' spaventato, ma anche curioso, e poi in un certo senso sono scelte coraggiose, quindi voglio godermele. Partono con Metal Militia, riesumata dal primo album, che dal vivo devo dire fa tutto un altro effetto: molto carica, molto veloce. Infernale. Poi c'è King Nothing, e devo dire che anche questa live migliora di molto, ma lo stile è figlio delle sessions di Load/ReLoad e si sente. O la ami o la odi. A me, come l'han fatta ieri, è piaciuta. Disposable Heroes è una scelta tra il coraggioso e il suicida: in effetti questa è parecchio casinista, e una delle due di cui proprio potevo fare a meno (l'altra arriva più tardi). Segue un po' di gigioneggiamento di Kirk che precede The Unforgiven II: mi perdonerete, non vale un'unghia a livello affettivo dell'originale The Unforgiven. Ma l'interpretazione di Jimbo & co. è comunque magistrale, quindi pollice in su. E tutto sommato, penso, la fase difficile la sto passando piuttosto bene. Cyanide è l'unica passabile dell'ultimo album, ed è anche il motivo secondo me per cui dal 2008 non producono materiale nuovo: la vena s'è esaurita, e la gente ai concerti vuole solo i classici. Anche questa comunque scorre via veloce, tecnica e ai mille all'ora. Poi arriva Lords of Summer. Che Silvia commenta con un "sì ma questa si sente che non c'entra un cazzo col resto". E se lo dice lei, figurarsi un die-hard fan come me, che preferisce sorvolare e non commentare. Anche perché dopo l'infausta, arriva l'epica. Sad But True.
Ora, sarà perché la suono con la band di cui sono bassista, sarà perché è la mia preferita, non lo so. So soltanto una cosa: questa spacca in due il concerto. Se possibile i Metallica inseriscono un'altra marcia e spingono ancora di più. Il muro di suono è impressionante, la velocità e la tecnica ancora di più. Segue un solo di Robert - il cui basso è molto udibile e molto sorprendente per tecnica, detto da bassista - che precede The Frayed Ends of Sanity. Forse la scelta meno scontata dell'album "...and Justice for All", ma anche questa ineccepibile. E poi a me piace, quindi siamo a postissimo.
Segue One. Come fai a non scatenarti su One? Come fai a non aspettare, in una canzone che parla di guerra e mutilazione, le mitragliate di chitarra che precedono il finale, e star fermo senza sbatterti a destra e sinistra? In un crescendo di pathos, speri di respirare dopo One e invece no: attaccata, c'è Master of Puppets. Le mie vertebre cervicali hanno un sussulto, sono già alla frutta, ma quando James alza il microfono per far cantare noi, anche io canto con lui e perdo i polmoni per fargli sentire che ci sono anche io. Meno male che c'è Fight fire With Fire. Veloce come poche altre, ma non mi ha mai convinto, ed è lei la seconda di cui avrei fatto a meno in scaletta. Ma tant'è, almeno riprendo fiato. Arriva il momento degli "slot" che cambiano di concerto in concerto. Incrocio le dita... e ho fortuna. Inzia l'arpeggio di Fade to Black e io non so dove trovare le forze per cantare, ma ci provo. E' la parte di concerto più epica, e ancora non è finita, perché a ruota arriva Seek & Destroy, che da sempre coinvolge il pubblico fino allo sfinimento, e così è anche questa volta. Ciao ciao arrivederci è stato bello...
...ma non è mai così, perché c'è sempre il bis nei concerti. Soprattutto se sei i Metallica, se stai spaccando il culo e se non hai ancora fatto tre über-classici che tutti vogliono.
"Volete qualcosa felice o volete qualcosa heavy?" chiede James. SECONDO TE?
Parte il riff di Creeping Death. Io mi squaglio. L'ho sentita mille volte registrata. Ma in CD, in DVD, non senti le vibrazioni della cassa che ti mischiano le ossa. Non senti il basso che ti depila, non senti le chitarre che ti scorticano. E' impressionante. E' una figata, cazzo. E come finiscono questa, attaccano la sempre ispirata Nothing Else Matters. E se un verso di questa canzone è finito appeso al mio collo su una piastrina incisa a mano libera da Silvia, capirete che significato possa avere per me. Me la godo fino in fondo, me la godo fino all'ultima nota. E, per ultima... Enter Sandman. Forse il pezzo più conosciuto dei Metallica, assieme a Master of Puppets. Io ho finito la voce, ma ci provo lo stesso. Sono sfinito ma ci sono. Sono lì con loro, a 50 metri da me, sul palco, a suonare Enter Sandman.
E poi tutto finisce, e lo show dei Metallica è stato qualcosa di imperdibile, di irrinunciabile, un regalo eccezionale per un ex-adolescente che li segue fin dagli anni '90.
Prendi 'sti biglietti, andiamo, e non cagare il cazzo.
Santa donna.
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