Mistero (nostrano) risolto. Ma non ne parla nessuno.

All'inizio di quest'anno suscitò molto spavento, stupore e righe e righe di testo battuto, una serie di morie di uccelli in giro per il mondo: Stati Uniti, Svezia, ed anche Italia (in particolare Faenza e San Cesario sul Panaro). Ovviamente, a differenza degli altri paesi citati, ci siamo contraddistinti per la nostra velocità di indagine. "Solo" 7 mesi per arrivare a capire cosa ha sterminato 3500 esemplari di tortore faentine (a San Cesario furono impallinate... povere!).
Bene, a quanto pare le tortore erano state rinvenute vicino all'oleificio "Tampieri". I soliti bene informati avevano già processato, giudicato e condannato il medesimo oleificio ed il presunto inquinamento prodotto, per poi ripiegare su cause quali indigestione di semi, congiunture astrali, segnali divini, profezie Maya e draghi cinesi.
Alla fine era "solo" (si fa per dire) Paramyxovirus I (APMV-1), virus responsabile di una specie di pseudo-peste contagiosissima tra i pennuti. Questa malattia, non nuova in Italia - per dire solo in Romagna ci sono stati casi a Marina di Ravenna, Massa Lombarda, Alfonsine, Bagnara - solitamente colpisce numeri ristretti di esemplari, massimo una cinquantina. In questo caso invece il grande numero di tortore morte dipenderebbe da una serie di fattori e contingenze:
1) innanzitutto la tortora sarebbe un uccello migratore. Resta qui perché trova grandi quantità di cibo, ma il freddo tra novembre e febbraio ne uccide un gran numero;
2) erano state indebolite da un lungo spostamento, sembra dalle Marche o dall'Emilia;
3) erano colpite anche da un circovirus che ne indebolisce le difese immunitarie.
Questa serie di motivazioni, il fatto che fossero tante in un posto abbastanza piccolo, e il contagio all'APMV-1 ha fatto sì che in un colpo solo morissero praticamente tutte.
Ovviamente questa notizia non fa certo scalpore nei telegiornali, mentre invece piaghe pseudo-bibliche sono prese come pretesto dai tantissimi imbonitori televisivi per propinarci la solita merda intellettuale.
Come se non ce ne fosse già abbastanza.

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