Le cose accadono. Semplicemente, accadono.

Questa sera è stato un rito di passaggio.
Non è tanto l'importanza di aver preso la cintura gialla, che beninteso è una cosa che mi fa molto piacere. No, è proprio il rendersi conto che la vita è scandita da tempi, da cose da fare, di momenti da vivere.
Prendiamo la macchina assieme, che vi porto in un posticino particolare qui vicino a Forlì, volete? Ok, così mentre ci dirigiamo verso Castrocaro, ascoltate i miei sproloqui...
Nell'arco di cinque mesi la vita di una persona può cambiare. Tanto. Prendete me, ad esempio. Ho dovuto fronteggiare la malattia di una persona a me cara, ed uscirne amaramente sconfitto. Ho dovuto fronteggiare la malattia di un rapporto di lunga data, ed uscirne, ancora una volta, sconfitto. Ho dovuto assistere alla malattia di un lavoro, che nonostante i recenti aggiustamenti, mi sta facendo uscire ad ogni modo sconfitto, nonostante le premesse. Non voglio parlare della salute, perchè ovviamente, è inutile dirlo, ne ha risentito.
Cinque mesi, vi dicevo, che hanno sancito una di quelle piccole rivoluzioni della vita che probabilmente ognuno di noi deve prima o poi fronteggiare. Quegli sconvolgimenti, quei sismi dai quali esci solitamente o a pezzi, con la forza e la convinzione di ricostruire quanto distrutto, oppure a pezzi, ma con la forza soltanto di piangere.
Ah... siamo quasi a Castrocaro... freccia a sinistra e saliamo sulle Volture, una serie di tornanti che farli in bici è bello se sei allenato, se no son belli solo in discesa.
Sconvolgimenti, dicevo. Scusate, mi distraggo sempre. Questi sconvolgimenti sono senz'altro destabilizzanti, ti fanno perdere il senso di ciò che è, di ciò che vorresti che fosse, e di ciò che non è più. E mentre sei lì a riflettere su chi sei, su chi eri anni fa, e come riprendere il filo del discorso... le cose accadono. Semplicemente, accadono. In realtàcontinuano ad accadere, ma la differenza fondamentale è che non vivi più nel tuo mondo di certezze, nella tua turris eburnea di abitudini e prassi consolidate. Non più. Le cose accadono quando ti senti solo. Quando ti senti impotente. Quando ti senti travolto. E quindi senti, per la prima volta in vita tua, che le cose ti accadono veramente. Le vivi sulla tuapelle, le senti nel tuo cuore. Ed è così che ti accorgi che finalmente stai vivendo. Che stai spremendo questo grosso limone aspro che è la vita, e ne stai assaporando il succo. Che gli amici, quelli veri, sai chi sono, sai che nome hanno, e sai che puoi veramente contare su di loro. E, guarda che combinazione, sia quelli che ti vedono più spesso sia quelli che ti vedono una volta ogni tanto, ti dicono solo una cosa: "sei in forma!". "Sei sereno!".
A queste persone vorrei dire che se sono in forma o sereno, è perchè ho loro. Ma questo non vuole dire che dentro di me non abbia ancora molte macerie da risistemare. Muri da ricostruire. Tetti da ribasare.
Ci sono momenti in cui la solitudine mi uccide. Ci sono momenti in cui la solitudine la cerco. Essere in forma o sereno, o stare bene con sé stessi, non implica il fatto che ci si senta così 24 ore su 24. Anzi.
Siamo quasi arrivati, un paio di curve. Ecco, c'è una piazzola, proprio sul ciglio del dirupo. Ci mettiamo qui con la macchina, al buio, di notte, e spegniamo le luci e il motore.
Bello eh?
Il panorama, dico. Bello. Si vede Castrocaro illuminata, e Forlì un pelo più in lontananza è una collana di luci appesa al collo del cielo. Le città, dall'alto, sembrano sempre magiche e lontane. Ma in realtà siamo noi che ci sentiamo magici e lontani, perchè ci sentiamo più in alto di loro. Quasi divini. E respiriamo aria, come se fosse la prima volta.
Ora io faccio una cosa che faccio sempre quando mi sento così, un po' solo e un po' sognatore. Un po' in crisi e un po' forte. Un po' buono e un po' cattivo. Scendo dalla macchina e mi siedo sul cofano. Se poi l'ho lavata, mi ci stendo proprio. Chiudo gli occhi, e ascolto. Ascolto il frinire dei grilli, la brezza che sposta appena l'erba facendola frusciare. Ascolto il lamento della civetta, in lontananza. O il verso caratteristico dell'allocco in caccia di prede. E quando sento che l'udito è soddisfatto, passo ad un altro senso.
Inizio ad annusare. L'aria è profumata di tigli, ce n'è un sacco nelle vicinanze. Profuma di erba, di fresco, di ossigeno, di vita.
Poi apro gli occhi.
E, di solito, piango. Perchè apro gli occhi sul cielo stellato e a me, dite poi quello che volete, fa questo effetto. Sempre.
Le cose accadono. Semplicemente, accadono.
Accade che ti accorgi che tra le persone che ti aiutano a sistemare le macerie ce n'è una che ti guarda. Ti guarda fisso. Negli occhi. E tu ti avvicini a lei, e le parli. E lei ti parla.
Tutt'ad un tratto non ci sono più macerie. Ci sei tu e lei in vacanza a New York, ci sei tu e lei mentre sta facendo l'albero di Natale, ci sei tu e lei che guarda l'ecografia e ride, ci sei tu e lei che scherza sulle sue rughe con un piccolino che la chiama nonna.
C'è chi mi dice che io ricado sempre negli stessi errori. C'è chi mi dice che dovrei fare le cose diversamente. C'è chi mi dice che ho sbagliato. Nessuna di queste persone ha torto, nessuna di queste persone ha ragione.
Datemi il sogno, datemi la speranza. Datemi la gioia che solo un sogno può darmi. Perchè noi sognatori, privati di ciò che è anelabile, rimaniamo passivi, inermi, chiusi. Morti.
Ora non riesco ad essere come dovrei. Riesco ad essere... come riesco. Errori inclusi.
Sto ancora sognando, e un attimo dopo c'è solo il cielo stellato. E mi rendo conto di essere steso sul cofano della mia macchina, al freddo, come un pazzoide qualunque che smaltisca una sbornia. Ma con una certezza: che di tutte le stelle del cielo, la stella più luminosa io ce l'ho accanto.
Luminosa e lontana. Splendente, ma forse irraggiungibile. Vicina, ma non fisicamente, perchè io sono lì da solo.
Nonostante abbia "accompagnato" voi sulla "terrazza" di Sadurano, io sono solo.
La terrazza è affacciata su me stesso. Sopra di me il cielo, sotto di me soltanto io.

Commenti

TheStè ha detto…
Mi viene in mente quello che succede quando si mette una mano nell'acqua insopportabilmente calda. All'inizio è dolore, disagio...poi a poco a poco il dolore diventa talmente forte da non essere più percepibile e l'acqua da rovente diventa quasi fredda. In quel momento ogni tensione generata dal dolore scompare e la mente è completamente annientata. Quando il "male al cuore" diventa tanto forte da piegarti a metà togliendoti il fiato, quando ti accorgi che si è costretti a dover accettare la mancanza di un rimedio, quando ogni suono diventa un impercettibile ronzio e le pupille dilatate ti impediscono di percepire distintamente luce e colori, rendendo tutto un'accecante poltiglia, allora...proprio allora...arriva il vuoto, uno stato di trascendenza assoluta, di grazia, dove nulla ti potrà più colpire e fare male, dove ci si abbandona serenamente alla certezza che nulla sarà più come prima. Di riflesso, i sensi offuscati dal colpo diventano ancora più acuti, i suoni distinti e perfettamente percettibili, i colori vividi e perfetti, il cuore, sereno, trova immediatamente nel vuoto ciò di cui ha bisogno.
Gabriele ha detto…
Hai colto nel segno Ste. E a quanto pare, questo vuoto sarà il mio fedele compagno per molto tempo...