Siamo tutti sessodipendenti. Il mondo, è sessodipendente.
Chi più, chi meno. E non è questione di uomini o donne. Di giovani o di anziani, Di atei o di religiosi. Il sesso è l'unica pulsione primitiva che abbiamo, oltre che essere l'unica che non ci arreca danno. Cibo, autodifesa, riproduzione. Con un eccesso del primo istinto, ci uccidiamo da soli. Con il secondo, ci uccidiamo tra noi. Ma la terza cosa, non fa del male a nessuno, previo consenso delle due - o più di due - parti in causa. Anzi, ammettiamolo, una bella scopata è persino rilassate, vero?
Non ha senso continuare a nasconderselo. Basta avere un'amica infermiera o dottoressa, per rendersi conto di quanto possa essere sessodipendente il genere umano. Uomini e donne ricoverati per oggetti di ogni tipo infilati nel retto: bastoni, bottiglie, ortaggi. Vibratori e cunei anali finiti un po' più in su del dovuto. Ragazzine che si sverginano con gli stick del deodorante, tondi e grossi, e negano persino di aver mai commesso l'atto. E' per gente come loro che i pronto soccorso tengono un trapano con la punta diamantata, per forare le bottiglie di vetro che gli hanno fatto il risucchio dentro.
Ci sono posti, dove il sesso richiede soltanto una banconota e una compagnia. Bordelli a cielo aperto dispersi sulle colline vicino ai centri urbani, dove chi porta una compagna paga la metà ed è poi libero di accoppiarsi con qualunque bipede consenziente che abbia varcato la stessa identica soglia, con lo stesso identico intento. Sto parlando di scambi di coppia, orge, sesso a tre, a quattro, a cinque. Sto parlando di una cazzo di ammucchiata. Giuro, questi posti esistono. Bè, certo, non esistono soltanto se siete ancora membri di quella congrega di pazzoidi che crede ancora che il sesso sia il figlio vergognoso dell'amore.
Poi ci sono le perversioni per così dire "casalinghe". Quelle che non vengono portate alla ribalta sotto le fredde luci della sala operatoria, no. Parlo di quelle che rimangono celate dalla porta, vero confine ultimo che separa ciò che diciamo di essere da ciò che siamo veramente. Rapporti con animali. Latex. Fruste. Travestitismo. E ogni tanto qualche partner rimane legato al letto mentre l'altro, impacciato nel suo costume da supereroe, inciampa e cade rompendosi un osso o peggio ancora. Gente rimasta impiccata in maldestri tentativi di soffocamento autoerotico.
Le persone più tranquille non sono comunque immuni dalle piccole perversioni. A qualcuno piace essere picchiato, a qualcuno piace essere preso a male parole, a qualcuno piace lo stivale e la calza a rete, c'è invece chi trova irresistibile essere sculacciato. L'unico limite? Quello fisico di sopportazione, di eccitazione, di perdizione.
Li vedi, che si girano a guardare culi. Li vedi sfiorare con le mani sellini caldi. Li vedi, mentre tengono le mani in tasca al parco, davanti ai giochi dei bambini, e non è detto che le tasche non siano bucate in fondo. Ma vedi anche loro che arrossiscono con le amiche e si scambiano tra loro risatine e occhiatine maliziose, davanti al ballerino dall'addominale lucido e guizzante, e non è di Kant che vorrebbero parlare esattamente due minuti dopo nei bagni del locale, mentre "addominale-di-marmo" le sta già girando al contrario.
I bagni, appunto. Preservativi ovunque. Cartigienica appallottolata negli angoli, schizzi biancastri sulle piastrelle, che si stanno seccando un po' ovunque. Non credo di essere l'unico che nota queste cose, o per lo meno mi auguro di non esserlo.
Chiunque ha qualche scheletro nell'armadio. Chiunque almeno una volta nella vita ha ceduto alla lussuria, ha ceduto ad una fantasia. Non siamo dei lemuri, pronti ad annusarci e a rispondere a precisi segnali chimici per accoppiarci. No, noi andiamo ben oltre questa condizione, siamo più (o meno) di mere bestie che si ingroppano per precisi istinti biologici, no, noi abbiamo bisogno di scopare, fottere, stantuffare, e quando non possiamo farlo ci guardiamo un bel cartellone pubblicitario di una qualche marca di lingerie e ci mettiamo la mano in tasca. Ci palpiamo sugli autobus.
E mentre sei nel cesso dell'aereo, a seimila metri di quota, e ti stai lavando le mani, noti l'impronta di un paio di piedini femminili, con la classica curva arcuata, che vengono rivelati sul vetro dal tuo respiro che lo appanna. Ad un'altezza un po' troppo strana per camminarci sopra, direi.
E pensi tra te e te che se ti dicono, scherzando, che pensi troppo al sesso forse non sei tu quello tanto strano.
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