Ventisette milioni di copie vendute non sono bruscolini! La cifra è di quelle che lasciano il segno, e avendo il gruppo canadese dei fratelli Kroeger e compari, ottenuto tali riscontri, assurge di diritto tra le più importanti realtà musicali del ventunesimo secolo, non solo in ambito rock ed affini. Ovvio che tutto questo si traduca in una buona dose di responsabilità e pressioni, creando, malgrado le dichiarazioni distensive della band, lecite e supportate aspettative nei confronti di questo nuovo album intitolato "Dark Horse".I nostri scelgono la via del coraggio, aprendo per la prima volta dopo diverso tempo le porte dello studio ad un produttore esterno, nel dettaglio Mutt Lange (Def Leppard, Ac/Dc), e soprattutto optando per il rinnovamento sonoro, almeno parzialmente. Intendiamoci: il codice genetico del fortunatissimo rock di presa resta immutato, ma è nei suoni e in alcuni arrangiamenti più moderni e diversificati che si apprezza la nouvelle cuisine del quartetto di Alberta.
Esempio ne sono Something in Your Mouth e Burn It to the Ground, che aprono il disco. La prima sposa felicemente una parte strumentale quasi à la Nine Inch Nails con la consueta verve commerciale del gruppo, mentre la successiva con una chitarra stoner molto grassa sfocia in un coro irresistibile, il tutto sottolineato dalla gigantesca produzione. Se non vi ritrovate a cantare questo pezzo avete dei seri problemi...
Gotta Be Somebody e I'd Come for You sono due singoloni spacca-radio ai quali i Nickelback ci hanno abituato dai tempi di How You Remind Me: più vigorosa e incisiva la prima, forse un pizzico scontata e dal flavour ottantiano la seconda. Venderanno. Altro esperimento di rinnovamento è Next Go Round: chitarra spigolosa e quasi scomposta e voce lievemente filtrata si fanno portare da un ritmo insidioso ed intrigante, ottenendo un effetto esaltante, letteralmente.
Just to Get High pur godendo di un ottimo lavoro sulle voci si dimostra alla fine il pezzo meno saporito, chimera senza scopo tra vecchio e nuovo, mentre è su Never Gonna Be Alone che viene fuori la mano di Lange, velando la canzone dell'alone magico di Hysteria (Def Leppard per i marziani). Ancora tanto ritmo e voglia di mettersi in gioco su Shakin' Hands, che prende il volo solo alla fine pur senza uscire dallo stile consolidato. L'acronimo S.E.X. intitola il nono pezzo del disco: sottile è il filo conduttore dark-wave che sembra cucire le parti differenti di cui è composto. Apice è lo stacco centrale preso di peso da Youthanasia (Megadeth).
Niente da segnalare per l'ordinaria If Today Was Your Last Day, mentre il puzzo che viene da This Afternoon è quello di paludi e alcool fatto in casa: una chitarra quasi country contraddistingue il brano posto in chiusura e che parrebbe volersi inserire nella scia creata da Kid Rock e dalla sua rilettura di Sweet Home Alabama, senza però risultati che vanno oltre la sufficienza.
Difficile parlar male di un disco effettivamente ben riuscito, dove oltre a portare avanti le tradizioni di famiglia la band si è impegnata a creare qualcosa di relativamente nuovo. Il coraggio va sempre premiato.
Commenti
Adoro le richieste. Venerdì prossimo articolo sugli Evanescence aggiudicato. Vuoi anche la recensione dell'ultimo CD?
quando ci parli degli Amplifier???
(hihihi)