
Oggi è il compleanno di Stefano Modena. Molti di voi diranno: e chi cavolo è? Un ex-pilota di Formula Uno. La metà di voi, quelli interessati alla Formula Uno, ribatteranno, ancora: ok, ma chi cavolo è, di nuovo? Ora ve lo dico.
Lasciatemi raccontare una storia, la sua storia. Stiamo parlando di una Formula Uno in cui ancora gli uomini ed il loro piede destro facevano la differenza: una Formula Uno senza elettronica, senza minigonne, senza carbonio. Solo sudore, benzina, acciaio e palle.
Se si dovesse parlare delle speranze deluse e dei talenti dimenticati della Formula Uno, non c'è dubbio che il nome di Stefano Modena splenderebbe molto brillantemente.
Stefano Modena fu uno dei più brillanti talenti della Formula 3 italiana. Dominò la stagione 1986, sbaragliando la concorrenza, e vincendo a Montecarlo, davanti ai grandi nomi della Formula uno per l'occasione spettatori. Nel 1987 sale di categoria e passa alla Formula 3000, nel quale Stefano mostra il suo talento, registrando la vittoria all'esordio più altre due durante l'anno. Era logico dunque che arrivasse nella categoria regina dello sport automobilistico, la Formula 1. Dopo aver vinto il titolo di Formula 3000, alla fine dello stesso anno (1987), al GP di Australia, rimpiazza Riccardo Patrese. La chance gli è donata dalla Brabham-BMW. Una qualifica senza troppi problemi, ma in gara non regge alla grande difficoltà di guida delle auto di quell'epoca e si ritira per stanchezza!
Nel 1988 Modena inizia la sua prima stagione completa di Formula 1 con l'Eurobrun, debuttante. Sfortunatamente la vettura si rivela essere pesante e non competitiva, tanto che Stefano ed il suo compagno di squadra Oscar Larrauri sono più preoccupati di riuscire a qualificarsi per la gara, piuttosto che pensare a come correrla! Alla fine della stagione il bilancio non è positivo: 12 gare corse su 16, e neanche un punto mondiale.
Nel 1989 Modena si ricongiunge alla Brabham, che gli aveva donato la prima chance all'esordio. E questa volta, il matrimonio è molto più fruttuoso. Imparando quanto più possibile dal suo esperto compagno Martin Brundle, e spesso standogli davanti, Stefano fa una grande stagione con la perla del gradino più basso del podio a Montecarlo. La scarsa affidabilità dell'auto gli lascia soltanto quei 4 punti, ma il suo talento è sotto gli occhi di tutti.
Il 1990 si preannuncia come quello del definitivo decollo per Stefano e la Brabham, ma la fortuna gli volge le spalle. Al GP degli Stati Uniti, il primo della stagione, si classifica con un incoraggiante quinto posto. Ma l'auto lo tradisce quasi subito, con tre ritiri consecutivi. La nuova Brabham Bt59 non migliora le cose, e per di più la scuderia ne blocca lo sviluppo per mancanza di fondi. Risultato 16 gran premi e 9 ritiri, 2 punti e sedicesimo posto finale.
E' il momento di cambiare aria: nel 1991 Stefano corre per la Tyrrell-Honda, e qui realizza la sua più bella stagione in Formula Uno. Inizia bene al GP degli Stati Uniti, con un quarto posto. E' a lungo terzo al GP di San Marino a Imola, prima che il motore lo tradisca. A Montecarlo si classifica secondo in griglia dietro al "mostro sacro" Ayrton Senna, ma ancora una volta il suo motore Honda si perde in gara in una nuvola di fumo. Al GP del Canada riesce a portare a termine la gara, ed è secondo, quello che rimarrà il suo miglior risultato in carriera.
La fortuna non è amica di Stefano. Infatti la Tyrrell attraversa un'involuzione tecnica durante la stagione, e Stefano ne emerge soltanto a sprazzi, grazie alla sua classe: settimo in Gran Bretagna, sesto e di nuovo a punti in Giappone alla fine della stagione. Termina ottavo in classifica, a 10 punti.
Lascerà la scuderia dello "zio Ken" alla fine dell'anno, per firmare con Eddie Jordan e la sua omonima scuderia. Sfortunatamente (tanto per cambiare...) per Eddie come per Stefano, la stagione 1992 sarà di gran lunga più difficile della precedente. 16 gran premi, 4 mancate qualificazioni e 8 ritiri. Quando arriva al traguardo, si grida al mezzo miracolo. E lascia la Formula Uno a soli 29 anni, con un miracolo intero: il sesto posto al GP del Giappone.
Stefano lascia il mondo della Formula Uno per quello del Superturismo, dove corre fino al 2000, e nel quale avrà ben più occasioni per dimostrare il talento di cui si è dimostrato capace.
Commenti
peccato, con la carestia di talenti tricolore che c'è!
lui frustrato?
o le scuderie non lo hanno ingaggiato e allora ha fatto di necessità virtù(rismo)?
CORGNATI: Dopo la Formula 1, ha deciso di passare alle vetture Turismo, prima in Italia poi nel DTM tedesco. Perché ha deciso di passare alle ruote coperte e soprattutto qual è la reale differenza rispetto alla F1?
MODENA: In Formula 1 non avrei più trovato niente, le macchine Sport-Prototipi non mi piacevano, le gare americane non mi piacevano, quindi ripiegai sul Turismo che, sia in Italia che in Germania mi ha dato alcuni successi. Solo per poche gare sono stato pilota ufficiale e ho avuto quindi a disposizione la vettura ufficiale; ma in quei casi ho sempre vinto e nessun avversario era in grado di battermi. Nel 1993 è stato un anno difficile, perché non conoscevo le vetture e ho dovuto fare una revisione generale del mio stile di guida. Gli anni successivi sono stati bellissimi, e io mi sono molto divertito. Le macchine sono completamente diverse dalle F1, molto meno potenti, con telai diversi e pesi diversi. Negli anni in cui ho corso nel DTM, '94-'95-'96, le vetture erano però molto più avanzate dal punto di vista della ricerca elettronica della Formula 1, in cui controllo di trazione, ABS, ecc. erano vietati dal regolamento. È stato un ottimo bagaglio di esperienza