
La sonda Phoenix si è posata senza problemi sul suolo di Marte dopo un viaggio nello spazio di 680 milioni di chilometri cominciato con il lancio da Cape Canaveral nell'agosto 2007. Lo ha annunciato la Cnn, che ha seguito le delicate fasi dell'atterraggio collegata in diretta con il Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa a Pasadena, in California. E' la prima sonda spaziale a posarsi sulla regione artica del pianeta rosso per sondarne il permafrost. La speranza degli scienziati, per questa missione da 420 milioni di dollari, è che possa essere rilevato del ghiaccio, da cui deriverebbe la possibilità di rintracciare forme di vita.
Dopo gli ultimi minuti della discesa sul pianeta rosso seguiti in un clima di grande tensione, alla conferma dell'avvenuto touchdown e' esplosa la gioia dei tecnici e scienziati della Nasa. Il braccio robotizzato della sonda trivellera' il ghiaccio solido come cemento - che si trova sotto uno strato di alcuni centimetri di soffice polvere - per prelevarne campioni. Piccoli forni e ampolle dotate di acqua permetteranno di esaminarli sia ad alte temperature, sia disciolti in un sorta di zuppa marziana. Scopo della missione non e' tanto quello di trovare tracce di vita, bensi' di rintracciare composti organici che possono essere indicatori che le condizioni per la vita ci sono o ci sono state sul pianeta. Phoenix deve il proprio nome al fatto di essere rinata, come la mitologica fenice, dalle ceneri di una missione cancellata dalla Nasa dopo il fallimento nel 1999 di Polar Lander, una sonda scesa al polo sud di Marte e subito andata perduta. Solo cinque dei 15 precedenti tentativi di scendere su Marte avevano avuto successo, in tutti i casi ad opera di sonde americane. Ad aprire la strada erano state, nel 1975-76, Viking 1 e 2, seguite da Pathfinder nel 1996 e dai sorprendenti Spirit e Opportunity, che dal 2004 continuano a setacciare il suolo marziano. Il piccolo 'lander' europeo Beagle 2 ando' invece perduto nel 2003, ma il satellite che lo trasportava, Mars Express - un progetto in buona parte italiano - continua a fotografare il pianeta rosso in orbita.
SONDA PHOENIX MOSTRA STRUTTURE SIMILI A TERRA
Strutture poligonali sul suolo del Polo Nord di Marte sono state fra le prima immagini inviate a terra dalla sonda americana Phoenix, che nella notte scorsa si é posata sulla superficie del pianeta rosso dopo una discesa avventurosa alla quale è sopravvissuta senza danni. Ma prima di tutto Phoenix ha fotografato se stessa, inquadrando le sue robuste zampe ed i suoi grandi pannelli solari, per rassicurare il controllo a Terra che tutto era davvero andato bene. Come i responsabili della missione si aspettavano, la zona in cui si è posata Phoenix è priva di grandi rocce e di ghiaccio in superficie: le prime immagini di Marte inviate dalla sonda mostrano distese piatte e costellate da qualche ciottolo. Ma soprattutto confermano la presenza delle fenditure poligonali, osservate in passato da altre sonde in orbita attorno al pianeta. Strutture simili si trovano anche sulla Terra, nelle zone artiche, e sono un indice della presenza di terreno ghiacciato ed estremamente compatto, il permafrost.
Dopo essere riuscita in un'impresa riuscita finora solo a cinque veicoli degli 11 che l'uomo ha tentato di far scendere sulla superficie di Marte, Phoenix appare "in ottima forma", hanno detto i responsabili della missione. Durante la discesa, hanno aggiunto, "si è comportata in modo impeccabile e le sue prestazioni sono state ottime". Ogni istante della discesa è stato seguito dal satellite dell' Agenzia Spaziale Europea (Esa) Mars Express, mentre il satellite americano Mars Odissey ha ricevuto il primo segnale trasmesso da Phoenix dopo l'arrivo e lo ha ritrasmesso a Terra, nel Deep Space Network della Nasa a Goldstone (California). Poi, come previsto, Phoenix ha dispiegato i pannelli solari e poi si è ripostaa un po', smettendo di inviare segnali. Due ore più tardi era già nuovamente attiva. I sostegni dei suoi strumenti, in particolare i sostegni delle camere stereo e della stazione meteo si sono posizionati correttamente in verticale e la sonda ha cominciato a inviare la prima collezione di immagini.
Adesso la sonda della Nasa ha davanti a sé tre mesi (questa é la durata prevista per la missione) per "assaggiare" e "annusare" il suolo e il ghiaccio di Marte alla ricerca di indizi della possibile presenza di vita sul pianeta, oppure di tracce di una vita passata. Il prossimo appuntamento importante é fissato per martedì, quando il braccio robotico di Phoenix entrerà in azione per raccogliere i campioni del suolo marziano e grattare la superficie del pianeta alla ricerca di ghiaccio.
Commenti
scherzi a parte, e' spettacolare pensare dove potremmo arrivare, magari gia' noi in avanzata eta'...
In fin dei conti ci abbiamo messo 5mila anni di evoluzione per arrivare sulla luna, e certamente non ce ne metteremo altrettanti per arrivare su Marte, ma è dal 1972 (missione Apollo 17) che non mettiamo piede su suoli diversi da quello terrestre.
E' vero anche che le missioni Apollo costarono qualcosa come 110 miliardi (avete letto bene) di euro, e quindi abbiamo semplicemente fatto il punto: come dire, bon qui ci so arrivare, ci torno poi quando serve.
Secondo me il prossimo passo è l' "ammartaggio" (se "atterraggio" e "allunaggio" sono convenzionali, passatemi il neologismo) ma la vedo difficile per almeno i prossimi 30-50 anni. Quello che ci manca veramente è un sistema propulsivo all'altezza della situazione. Ovviamente la velocità della luce è impossibile, basterebbe la metà, o un terzo... (per intenderci, in 3 secondi saremmo sulla luna) ma siamo ovviamente ancora ben lungi da tale risultato.
ho capito torno pseudoseria, una domanda all'esperto da profana, a proposito dei viaggi lunari e si spera i futuri viaggi marziani:
ma non sono un po' troppi 680milioni di km???
Secondo te sono troppi 4 etti di pasta? E tu potresti dirmi: certo che sono troppi, al massimo io ne mangio 1! E io ti risponderei: non per te, per l'elefante. A seconda della scala, cambia il nostro concetto di "distante". Gli astronomi, persone scaltre e avvezze ai numeri, si sono comunque inventati delle unità molto più comode da maneggiare.
Il chilometro non basta più. La luna è a 300.000 chilometri, marte a 680.000.000 chilometri, plutone (che è il più lontano) a circa 6.000.000.000. Qui gli zeri sono decisamente troppi, c'è bisogno di una nuova unità.
L'UNITA' ASTRONOMICA appunto. In astronomia, l'Unità Astronomica (U.A., o semplicemente UA, a volte anche AU dalla dizione inglese) è un'unità di misura circa pari alla distanza media tra il pianeta Terra e il Sole, ovvero 149.597.870,691 chilometri.
Ecco quindi che tutto prende una nuova dimensione. La luna è a 0,002 unità astronomiche, Marte è a 1,564 unità astronomiche, e Plutone è a 39,44 unità astronomiche.
Ma in astronomia, le misure devono essere ridefinite rapidamente... se ci spostiamo al di fuori del nostro Sistema Solare, le misure crescono ancora rapidamente: la stella più vicina, dopo il sole, è Proxima Centauri, a qualcosa come oltre 250.000 unità astronomiche... se andiamo a toccare le altre galassie, parliamo già di miliardi di unità atronomiche...
Ridefiniamo ancora? Ridefiniamo. Entra in gioco il famigerato ANNO LUCE... che altri non è che la distanza percorsa dalla radiazione elettromagnetica (luce) nel vuoto nell'intervallo di un anno. Se lo convertiamo nei vecchi chilometri abbiamo che la luce va a 300mila chilometri al SECONDO, ovvero 18 milioni di chilometri al MINUTO, ovvero 1,08 miliardi di chilometri all'ORA, ovvero 25,95 miliardi di chilometri al GIORNO, ovvero 9471,75 miliardi di chilometri all'ANNO.
Bene, direi che con i chilometri abbiamo chiuso. Sono inutili per le nostre menti che calcolano le centinaia di metri. Dunque, la stella più vicina è a 4,22 anni luce. Ora vi terrorizzo... Il disco della nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di circa 100.000 anni luce. Ancora? Ancora: la più vicina galassia di grandi dimensioni, la galassia di Andromeda, si trova ad una distanza di circa due milioni di anni luce. Altro? Poiché si crede che il Big Bang sia avvenuto circa 14 miliardi di anni fa, l'Universo osservabile ha un raggio di circa 14 miliardi di anni luce.
Ridefiniamo? Dai, ormai ci siete abituati... parliamo ora del PARSEC: significa "parallasse di un secondo d'arco" ed è definito come la distanza dalla Terra (o dal Sole) di una stella che ha una parallasse annua di 1 secondo d'arco. È basato sul metodo della parallasse trigonometrica, che è il modo più antico ed affidabile di misurare le distanze stellari. Corrisponde a 3,2616 anni luce. Ora per "soli" 8600 parsec dalla Terra si va al centro della Via Lattea, mentre Andromeda si trova a "soli" 725.000 parsec dalla terra.
Per farla breve, Emy... 680 milioni di chilometri non sono troppi. Sono niente di fronte all'infinita... infinità del cosmo.
Per misure ULTERIORMENTE grandi, consiglio http://it.wikipedia.org/wiki/Ordini_di_grandezza_(lunghezza) .
osservare le stelle, mi induce un sollievo ed una serenita' ineguagliabili.
anni fa avevo un posto segreto su di un colle non lontano da casa dove andavo ad osservare le stelle a perdita d'occhio in un buio che non e' da tutti i giorni per chi vive in citta'. ci andavo quando stavo male e li' i miei non pochi dolori sparivano, si annullavano tra le distanze di questa immensa, infinita realta'...
Anche se mi auguro che i nostri astronauti terrestri possano sbarcare presto anche su Marte!!