Astronomia in pillole: i pianeti interni

Riprende la rubrica di Astronomia più amata dagli italiani!
Per la riapertura avrei in mente di fare una bella "carrellata" sul nostro sistema solare. Se vi va, allacciate le cinture che si parte!

Iniziamo il nostro viaggio dal Sole verso i primi pianeti: vediamo come si presentano alla vista i cosiddetti pianeti interni del Sistema Solare, Mercurio e Venere.

Sappiamo che Mercurio e Venere percorrono un' orbita intorno al Sole più interna rispetto alla Terra e questo fa sì che, visti dal nostro pianeta prospetticamente, non si allontanino mai dal Sole di un certo numero di gradi (28° per Mercurio e 47° per Venere), in quella che si chiama massima elongazione est ed ovest. Succede che, visti dalla Terra, risultano in un certo verso “ancorati” al Sole, come se fossero legati ad esso con un invisibile elastico che gli impedisce di distaccarsi più di tanto.

Al telescopio Mercurio e Venere presentano in modo marcato le fasi, proprio come la Luna: quando Galileo osservò per la prima volta Venere, notò (forse con stupore?!) che il suo aspetto ricordava la Luna. Doveva dunque segnalare la sua scoperta al mondo: a quell’epoca non c’era Internet, i telegrammi, il telefono, niente! Come faceva allora uno scopritore di qualcosa ad annunciarlo e soprattutto a dimostrare che era stato lui l’autore della scoperta? Faceva così: scriveva una frase, il più delle volte “crittografata”, della quale poi dava la corretta interpretazione: così dimostrava di conoscere il significato della frase e di essere l’autore della scoperta ad essa collegata.

Galileo dunque annunciò una frase sibillina senza senso, che però era composta dalle lettere della frase latina “Cintiae figuras emulatur mater amorum”. Il significato della frase è: “la madre degli amori (Venere) emula le figure (l’aspetto) di Cinzia (la Luna, in uno dei suoi appellativi)”. Con questa scoperta gettava le basi della teoria eliocentrica (i pianeti che ruotano intorno al Sole) contrapposta alla teoria geocentrica nella quale tutto ruota intorno alla Terra.

Torniamo ai due pianeti che, come detto, si possono vedere alternativamente per un certo periodo di sera, subito dopo il tramonto oppure la mattina presto qualche tempo prima del sorgere del Sole, ma mentre Venere è visibilissima brillando fin oltre la magnitudine -4 e la si riconosce molto facilmente, Mercurio è invece molto elusivo, dato che non si allontana mai più di tanto dal Sole: bisogna sapere bene dove osservare per poterlo scorgere.
Per capire meglio il meccanismo delle fasi analizziamo il percorso che compie Venere intorno al Sole (e questo discorso vale pari pari per Mercurio), ma semplificherò al massimo le cose, facendo finta che la Terra sia ferma nella sua orbita intorno al Sole, mentre Venere si muove lungo la sua orbita in prima approssimazione circolare.Partiamo dalla massima elongazione Est (il punto A, Venere è visibile subito dopo il tramonto del Sole) nella quale presenta una fase al primo quarto e successivamente, a mano a mano che il pianeta si muove sull’orbita (punto B), questa fase diminuisce sempre di più e contemporaneamente aumenta il suo diametro apparente.

Venere poi raggiunge la congiunzione inferiore (punto C) e dalla Terra è completamente invisibile (come la Luna nuova!), ma al suo massimo diametro. D’ora in poi Venere è visibile solo la mattina presto e la sua fase cresce (punto D) per raggiungere il primo quarto (massima elongazione Ovest, punto E), superato il quale la fase aumenta sempre di più (fase gibbosa, punto F) per diventare “Venere piena” al momento della congiunzione superiore (punto G, aaaaah!). Da questo punto in poi la fase ricomincia a calare (punto H) e Venere raggiunge il punto da cui siamo partiti: la massima elongazione Est (punto A).

Nel prossimo articolo vedremo che i pianeti esterni si comportano in modo completamente differente.

Commenti

Andy ha detto…
Presto ti vedremo a superquark lo so :)
Continua cosi Gabry Angela!